15 giugno 2014 - Festa della missione



La Festa della missione è l’appuntamento dove facciamo festa e mettiamo al centro i missionari, le persone con cui ci impegniamo nell’animazione, coloro che ci accompagnano, ci sostengono, che condividono gli spazi formativi e che ci danno la misura continua del bene che il Signore ha per i suoi figli sparsi in tutto il mondo.
Lo slogan di quest’anno è:“Compagni di strada. Fratelli, siate nella gioia” (1 Cor. 13,11).
Attraverso i nostri missionari e missionarie sono stati raccontati gli incontri che loro stessi, lungo le strade del mondo, hanno vissuto con uomini e donne di ogni genere, e dentro i quali hanno  scoperto, incontrato e contemplato la presenza multiforme di Dio nella storia. E con questi fratelli e sorelle - giorno dopo giorno - hanno anche “fatto strada insieme”, vivendo la vera “compagnia di Gesù” tra gli uomini. Sempre con i nostri missionari abbiamo raccontato pure la gioia di sentirsi amati e di vivere il Vangelo sapendo che, proprio come ci ricorda Papa Francesco: “la gioia non può rimanere ferma: deve andare, perché la gioia è una virtù pellegrina. È un dono ricevuto che cammina, che cammina sulla strada della vita, cammina con Gesù. Predicare e annunciare la gioia che viene da Gesù, allunga e allarga la strada”. 

Tra i testimoni abbiamo ascoltato don Mariano Dal Ponte (presbitero fidei donum in Kenya) con Mauro Marangoni e Chiara Bolzonella (laici fidei donum in kenya); e poi, abbiamo avuto un collegamento via skype con Mons. Giuseppe Lazzarotto (Nunzio apostolico in Israele e Cipro) ed infine la testimonianza di Fratel Claudio Parotti (missionario comboniano in Colombia).

La loro voce e la loro esperienza servono per ricordarci che noi tutti siamo chiamati a diventare “compagni di strada” degli uomini e delle donne del nostro tempo, in particolare degli esclusi e dei più deboli e poveri, proprio nello stile di Gesù e nel nome del Vangelo! Perché, proprio come ci ricorda con sovrabbondante sorpresa Papa Francesco: Di che cosa la Chiesa ha più bisogno in questo momento storico?” La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso. … La prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I cristiani devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi”. Cosa si può aggiungere? Questa è la “compagnia” di cui vogliamo parlare e condividere con voi!
Giosuè punta in alto




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